mercoledì 29 giugno 2011

Dubbi e crisi da vegan

Pensavo di averla spuntata. Che ingenua che sono.
Mi riferisco al post del 16 giugno, alla discussione sulla festa da dare dopo la cerimonia, per festeggiare con amici e parenti. In particolare, mi riferisco al cibo.

Io sono vegana per una necessità che sento dentro. Sto male all'idea di mettermi in bocca un gambero o addentare una coscia di pollo. Per me è come mangiare il cadavere di un bambino, non c'è differenza. Per cui non mi interessa se la gente non lo capisce, se credono che io sia una terrorista -sì mi sono sentita dire anche questo, anche se mi chiedo quale terrore può generare la mia scelta o a chi possa nuocere- non pretendo di convertire nessuno, nè di influenzare le scelte altrui (anche se mi piacerebbe, nel rispetto di ognuno). Ma gradisco che vengano rispettate le mie, di scelte, con parole (il che è meno frequente di quanto una cultura civilizzata richiederebbe) e azioni. Per cui a casa mia cucino e offro solo cibi vegani. Quando sono invitata a casa altrui, spiego in anticipo le mie scelte alimentari di modo che nessuno possa restare offeso se non mangio certi cibi, ma non chiedo niente espressamente, non mi sognerei mai di richiedere delle portate "speciali" per me. Nella peggiore delle ipotesi, penso sempre, una fetta di pane non manca mai.
J rispetta il mio comportamento, pur essendo onnivoro.

Per il giorno delle mie nozze, mi piacerebbe fare un bel party. Non ci ho mai molto pensato prima del fidanzamento con J. Ma da allora, ho iniziato a pensare con sempre maggior entusiasmo al giorno in cui proclameremo il nostro amore, ci caricheremo delle gioie e dei dolori che comporterà essere marito e moglie, delle responsabilità annesse, davanti alle persone che più amiamo e davanti a Dio. E penso sempre di più che sarà uno dei giorni più importanti della nostra vita. Per questo, mi piacerebbe festeggiarlo degnamente. Chissene frega se non ho avuto una festa per i miei 18 anni e quella della mia laurea è stata poco più che un aperitivo improvvisato al momento. Non mi interessa nemmeno aver passato dei compleanni senza amichetti e amici o dei san Valentino senza cioccolatini. L'amore di J e mio però merita un party vero e proprio. Il matrimonio è uno di quei passi che nella vita che è giusto festeggiare. Il nostro amore ha un valore molto più profondo della maggiore età, del coronamento degli studi, dell'anniversario della nascita e di feste preconfezionate.

Ma qui si pone il problema. Come festeggiarlo? Va contro ogni mio principio morale più profondo offrire ai miei ospiti animali morti. Va contro a tutti quei motivi che mi fanno alzare la mattina e danno un senso al mio esistere, lavorare, amare.
J mi rispetta, capisce tutto quanto, ma per lui la priorità è accontentare amici e parenti. Dice che in caso contrario, la loro scontentezza si ripercuoterebbe sulla sua felicità, per cui vivrebbe male questo giorno. E' convinto che accontentare gli ospiti significhi proporre carne e/o pesce o almeno un pranzo vegetariano (anche se la proposta vegetariana credo l'ammetta solo per una necessità personale di apertura mentale e non tanto perchè ci creda davvero... perchè diciamocelo, a suo padre che mangia da 50 anni pasta al burro e bistecca, poco cambia se il pasto è vegan o vegetariano... lo schiferebbe allo stesso modo).
Non ha torto, sicuramente di persone dalla chiusura mentale sull'argomento (anche tra quelle che amiamo di più) ce ne sono, anzi sono la maggior parte. Sono persone che disdegnano il cibo vegan a priori, senza aver mai assaggiato consapevolmente (e non volerlo fare) piatti vegan. Persone che, allo stesso tempo, non si rendono conto che la pasta al pomodoro e basilico che mangiano un giorno sì e uno sì -sorpresa delle sorprese- è un piatto vegan.

La mia crisi è duplice:
  1. mi addolora davvero pensare che J sia così succube di quello che pensa la gente. E' un ragazzo intelligente e dalla mente aperta. Il fatto che l'opinione della gente sia così prioritaria per lui mi allarma. Mi fa inevitabilmente pensare: quante volte ancora dovrò combattere contro lo stupido perbenismo mentale e le assurde convenzioni sociali della società in cui viviamo e a cui J sembra voler aderire per quieto vivere? Quante volte ancora avremo discussioni a tal proposito? Perchè non capisce che questo suo comportamento di condiscendenza verso genitori, parenti e amici che pensano in modo standard e non concepiscono, ad esempio, un secondo senza carne, è un compromesso che 1) mi fa male, 2) lascia i suoi cari nel loro mondo di bambagia, quando potrebbe poi non essere tanto male metterli di fronte a comportamenti etici diversi dai loro e dargli da pensare (qualunque possa essere l'esito di tali ragionamenti), 3) ferisce in modo indiretto anche lui, perchè dover mediare implica sempre e comunque dover rinunciare a qualcosa (in questo caso il suo compromesso implica discussioni con me, che eviteremmo entrambi, e un senso di tristezza tra noi... un'immensa tristezza che mi pervade e che so benissimo che lui percepisce).
  2. un pranzo vegan scontenterebbe J e -a quanto dice- tutti gli invitati o comunque la maggior parte. Un pranzo non vegan offerto da me (e lui, ovvio), per celebrare il nostro amore, è qualcosa che non concepisco (non potrei mai festeggiare pasteggiando sull'uccisione e lo sfruttamento di altri esseri viventi). Quindi... come festeggiare? Ho bisogno di un'idea alternativa. Io voglio festeggiare. Almeno stavolta, non voglio rinunciare alla festa. Il fatto di festeggiare rimane un elemento importante, significa: "attenzione gente, quello che è successo oggi, qui, in questa chiesa, è una cosa così speciale e fondamentale nelle vite di J e mia che vogliamo condividerla, onorarla e rendervi tutti partecipi con tante cose (cibi?) buone, che mettano allegria, che ci permettano di esprimere la nostra gioia." 
Domenica andiamo a vedere una villa. E non so se ci sarà mai un party.

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