lunedì 13 giugno 2011

E Chiesa sia.

Davanti a Dio e davanti a parenti, amici, curiosi, insomma davanti a chiunque sarà presente.
Nè io nè J siamo cattolici praticanti. Certo siamo cresciuti in due famiglie cattoliche, la mia oserei dire supercattolicissima. J era uno scout, io persino catechista. Poi però sia lui che io, seguendo due strade diverse, con due teste diverse, abbiamo iniziato a porci domande su quello che stavamo facendo, sulla coerenza del nostro agire con quello che pensavamo, e in due modi diversi abbiamo abbandonato la messa domenicale, i campi, l'oratorio. Quella che non si è mai spenta, tutt'al più rimasta sopita per certi periodi, è la ricerca spirituale.
Noi crediamo. Io credo. Sono assetata di tutto ciò che può arricchire la mia vita spirituale. Nell'amore per J e nella meditazione, qualche volta, ascolto Dio. Per questo desidero che la mia promessa d'amore per J diventi, nel matrimonio, universale, che possa abbracciare l'universo, che si mostri coraggiosa al punto da essere proclamata davanti a tutti, anche davati a Dio.
Se ai tempi dei miei nonni, ma anche solo dei miei genitori, sposarsi in comune era un gesto anomalo, ribelle, di sfida, che ti randeva "diverso", da biasimare, credo che oggi valga il contrario. E' più complicato spiegare perchè ci si vuole sposare con rito religioso piuttosto che con il civile. E infatti mi sto ponendo non pochi problemi. Come affronterò gli amici e i conoscenti che avranno stampata in faccia l'espressione di chi pensa: voi? In chiesa? Non ti facevo così bigotta! Secondo me lo fanno a cuor leggero, perchè è tradizione, perchè la cerimonia è più bella, le foto sono più scenografiche, per compiacere i genitori. Non pensavo fossi così omologata e succube della società benpensante. Ipocrita. Predica bene e razzola male. Incoerente. Ecco i tipici esemplari che vedi in chiesa per il matrimonio, i sacramenti dei figli, e a Natale e Pasqua se va bene! Eccetera. Continuo a far finta che non mi troverò in questa situazione, rimando la preoccupazione, ma so perfettamente che andrà così.

Nel frattempo ho ben pensato di andare a ispezionare la chiesa più vicina. La scena è stata questa: domenica mattina, J assonnatissimo per la sveglia (9.00) molto anticipata rispetto al suo solito (dalle 11.30 in poi). Usciamo di casa mano nella mano e andiamo a votare nella scuola elementare in fondo alla via, per la prima volta da quando abbiamo preso residenza qui. Il sole è tiepido e le strade sono attraversate da vecchietti con le schede elettorali in mano, mentre intere famiglie partecipano alla biciclettata dell'Avis, con i palloncini riempiti d'elio legati al manubrio. Dopo aver vissuto per 3 anni in un monolocale nel cuore di Milano, per non parlare di J che nel capoluogo meneghino ci è nato e cresciuto, qui sembra di vivere in un mondo parallelo, rallentato. Dove il dettaglio conta e le piccole cose fanno la differenza. Dove i rapporti tra persone hanno un sapore d'altri tempi, tutti sembrano conoscersi e hanno un aspetto sano e genuino. Non per niente abbiamo ribattezzato il paese Stars Hollow. Dunque dopo aver votato al seggio nr. 8 di Stars Hollow, abbiamo passeggiato fino alla chiesa, per assistere alla messa (ok, in realtà per iniziare a tastare il terreno e vedere come tira il vento). La chiesa in questione non è proprio quella del nostro rione di appartenenza, ma è la più antica e -come speravo e poi si è rivelato essere- caratteristica. Appena sono entrata ho sentito un tuffo al cuore e mi sono detta "è lei"! Una splendida chiesetta a croce romanica con i soffitti alti e delle vetrate colorate che creano un gioco di luci meraviglioso! La messa comincia, il prete sembra abbastanza giovane e sveglio. Dopo il vangelo però, tutto tace. Momento di silenzio prolungato. Io e J non capiamo. Poi la messa riprende. Non c'è stata la predica! Saltata!
Questa stranezza mi lascia un po' interdetta e con l'amaro in bocca.
Come se non bastasse, all'uscita dalla chiesa mi fermo a leggere gli avvisi affissi sulla bacheca accanto all'ingresso e scopro che il prossimo corso prematrimoniale si terrà a settembre nella parrocchia di uno dei paesi vicini. Non un paese qualsiasi: quello in cui sono cresciuta per la maggior parte della mia vita. Quello da cui sono scappata per vivere a Milano e in cui evito volentieri di rimettere piede, se non per la mia fidata parrucchiera e per vedere la mia famiglia. Della serie: quando la sfiga ci vede benissimo!

Le prossime mosse: ispezionare anche la chiesa del nostro rione (anche se credo sarà difficile convincere J a svegliarsi presto anche domenica prossima) e cercare di avvicinare un prete per bloccare la data e iscriverci al benedetto corso per fidanzati!

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